Garbage, a crossroads of nowhere and lost

domenica 16 ottobre 2011

Se c'è una cosa che mi ha sempre infastidito, be', quella è sicuramente il tempo. Non si ferma mai.
"Ma dai", potrebbe dire qualcuno. Si, suona un po' banale ma a volte l'inesorabilità con cui scorre è... scoraggiante: non pensavo che ci impiegassi un mese a scrivere il post successivo. Del resto sono successe un bel po' di cose.
Chimica a quanto pare non l'ho passato... E dico così perché quell'idiota del prof non ha messo il voto online.
Non avendo voglia di mandargli una mail resterò sempre nel dubbio ma sentendo la correzione da altri, bocciati, dubito che abbia preso la sufficienza. E sinceramente non me ne frega nulla, né di lui né della sua materia, che non blocca e non ci serve a niente.
Informatica è andata bene, relativamente. Subito ho provato una bella sensazione dato che ho abbattuto la mistica barriera del venti che prima appariva insormontabile... Un po' come quegli ostacoli astratti che, per sfortuna o per coincidenze strane, diventano delle specie di maledizioni.
Sicuramente mi sono levato un gran peso e ho dato un senso a quello poco che ho fatto l'anno scorso. Tutto sommato mi sta anche bene, considerando l'impegno messo. Dopo però, specialmente quando sono rincominciate le lezioni, non mi è parso nulla per cui andare tanto orgogliosi. Così capita spesso. E, toh, come al solito è colpa del tempo.

Eh si, l'anno è ripartito. Come prima impressione le nuove materie mi piacciono di più rispetto a quelle dell'anno scorso. Finalmente sono molto più caratterizzanti, nulla a che vedere con quella roba di cultura generale che ti spiattellano al liceo. L'unico problema è che sarà dura, molto dura. A quanto dicono il secondo a ingegneria è l'anno più difficile. Poco male, ci si leva subito il peso più grosso. Devo ancora trovare però la forza di riguardarmi gli appunti quando torno a casa, mezzo rincoglionito. In tre settimane avrò già scritto come minimo un centinaio di pagine e dovrei rivedermele. Ci riproverò questa settimana...

Altro evento degno di nota è che l'estate ormai è finita, ahimè. Mi mancherà. È sicuramente la mia stagione preferita. In realtà ognuna di esse porta con sé qualcosa di buono ma in generale l'estate è quella che preferisco. (Anche se leggere d'inverno rimane uno dei miei passatempi preferiti, specialmente davanti al camino acceso quando fuori fa freddo, o magari nevica. O magari andare a sciare... ma sto divagando).

Purtroppo il cambio di stagione non mi ha chiarito le idee di cosa voglia fare della mia ormai sbiadita eredità di musicista... Il tempo ce l'avrei, probabilmente. Se mi concentrassi sulla musica, sulla lettura e ovviamente sullo studio credo di farcela ma... ha davvero senso costringersi a portare avanti quello che prima era una passione?
Quando però ci penso mi sembra quasi di buttare al vento un'opportunità che la vita mi ha concesso.
Non tanto a livello economico quanto per me stesso. Come cultura, come formazione generale. Suonare uno strumento, nel mio caso la chitarra, ti dà qualcosa che gli altri non hanno. Una sorta di acutezza, di... qualcosa che ti affina. Penso che valga per qualunque tipo di arte o passione seria. Un tempo la mia lo era ma in pratica, forse, non lo è mai stata. Spesso credo che avessi solo bisogno di uno sfogo creativo. Un po' come questo blog del resto. Mica tutti si prendono la briga di scrivere e di conversare con i codici html. Per ora mi hanno accolto con un solidale silenzio.

Per quanto riguarda la lettura invece, ho iniziato da poco più di una settimana la trilogia "Mistborn", di Brandon Sanderson, colui che sta anche completando gli ultimi grandiosi passi della saga (che inizialmente era di Robert Jordan, prima della sua dolorosa dipartita) "La Ruota del Tempo", forse la più magnifica ed epica nel genere fantasy.
Be', devo ammettere che questo Sanderson è davvero bravo. Non mi ha colpito come Rothfuss, lo ammetto. Rimane ancora la migliore lettura di quest'anno. Però il primo libro, L'Ultimo Impero, mi è piaciuto moltissimo. E pensare che all'inizio lo trovavo noioso... Forse ero ancora troppo attaccato al Nome del Vento. O forse ormai l'inizio dei fantasy, anche dei migliori, mi sembra sempre lo stesso.
Comunque, dopo averlo finito mi sono subito fiondato in libreria per prendere il secondo, Il Pozzo dell'Ascensione, un bel tomone di ottocento pagine. Il precedente ne aveva un po' meno, circa settecento.
Comunque, la valutazione finale su Sanderson me la terrò per me fin quando non avrò completato la trilogia.
Per adesso si sta rivelando un ottimo autore per il quale spendo volentieri i miei soldi, considerando quanto costino oggi i libri...