Garbage, a crossroads of nowhere and lost

mercoledì 28 dicembre 2011

Siamo ormai agli sgoccioli... Un nuovo anno sta per incominciare, e natale è già passato portandosi dietro i caotici momenti di ritrovo con parenti vari e non ben riconosciuti.
Io, come sempre, continuo a leggere. 
Ma tra le altre cose ho finalmente preso il coraggio a due mani e mi sono deciso a riprendere la chitarra in mano. Io... spero con tutto me stesso di continuare ad averne voglia. Perché so che se dovessi smettere di nuovo lo farei solamente per pigrizia. 
Non voglio più smettere, mai più. 
Era da oltre un anno che non toccavo lo strumento... e tutte le sacrosante volte che ascoltavo la musica avvertivo la colpa, velata ma onnipresente, che mi ricordava solennemente in cosa mi stessi perdendo. 
E quando la guardavo, lì chiusa nella sua custodia, mi sentivo indifferente. Meno volte di quelle che avrei voluto che fossero sentivo dei rimpianti, nel guardarla. Solo la musica, solo quella bastava per penetrare il muro che mi ero eretto. 
Sarà stato il giro a Torino coi cugini il giorno di natale, saranno state chissà quali cose nel mettermi in testa che forse era il caso di ripartire. 
Oggi l'ho ripresa in mano e con sorpresa mi sono accorto che non ho perso molto. Le dita sono ancora agili, veloci. Il tempo non smussa tutte le cose. 
Certo, qualcosa ho perso. Ma meno di quanto mi aspettassi, sinceramente. Meglio così. 
È stata solo mezz'ora, ma è bastata per capire a che punto mi trovavo.
Molte cose le ricordo suonando e le altre cercherò di recuperarle. Non posso tradire me stesso un'altra volta, non questa. Mi sentirei lo spergiuro della peggior specie se lo facessi.
E poi la musica continua a frullarmi nella testa: di giorno, di notte, agli esami (si, anche nel bel mezzo di una prova scritta), quando leggo, quando parlo, quando sono a lezione, al cinema, con gli amici.
Sempre.
È lì, una presenza costante che mi accompagna.
Ho provato a vivere senza. Ero convinto che non avrei più ricominciato. In alcuni momenti ne ero certo.
Ma ho scoperto che non potrei sopportarlo... la mancanza di quella cosa, è un po' come perdere una parte di se stessi. Ritorni normale, come gli altri comuni mortali. Rammento un aforisma di Beethoven che diceva qualcosa del genere.
A ogni modo, mi pentirei per il resto dei miei giorni se smettessi. So che ce l'ho, che è lì: la capacità di comporre. Sento che ho le qualità per tirar fuori qualcosa di buono.
E questo me lo dicono tante cose... ma ancora non sono convinto, non del tutto. Non veramente.
E dovrò esserlo per arrivare a capire cosa voglio davvero dalla musica.
Tra le altre consapevolezze, una cosa ho capito da subito: ho ancora bisogno di un maestro.
Non lo dico solo per motivi tecnici e culturali ma anche personali. Credo di aver bisogno di qualcun'altro però. Non so se Giovanni sia la scelta giusta.
In passato ci eravamo trovati bene e oso dire che alla fine fossimo quasi amici. Ma temo che non basti.
Ho bisogno di un vero teorico, un maestro, ma che allo stesso tempo non sia un conservatore.
Qualcuno che sappia, ma che sia di larghe vedute. Qualcuno con un background classico (con classico intendo "standard", non per forza il conservatorio) ma che si sia innovato. E soprattutto che sia disposto ad ascoltare lo studente, considerando che non sono un novellino inesperto.
Questa forse è la qualità più importante: dovrà saper ascoltare quello che voglio che mi insegni. E spero da parte mia di non essere troppo patetico e di farmi capire.

Oltre a discorso musicale ci sono anche altri sviluppi da tenere in considerazione.
Gli esami sono alle porte e il periodo lezioni è ormai finito. Automatica l'ho dato, passato e rifiutato (non presentandomi all'orale). Alla fine, credo di aver fatto bene. Tremo però al pensiero di affrontare elettrotecnica che per adesso è più un mistero che altro.
E poi boh... non c'è in realtà molto altro da dire.
Spero di poter organizzare questa stramaledetta vacanza a Corbet, dopo aver dato almeno tre esami con voti decenti. Mi basterebbe questo. Non pretendo di passarli tutti e cinque.
Comunque, sono fiducioso che qualcosa riuscirò a fare. La cosa più dura sarà mantenere le aspettative, in entrambi i contesti (musica e studio).

E devo ammettere che dopo questa decisione mi sono messo in pace con me stesso. Come se mi fossi liberato di un peso che mi portasse a rimuginare e a isolarmi dal resto.
Alla fine, le cose bisogna farsele piacere. Non si può pretendere di avere una passione forte e continua, in ogni istante di vita. Un po', credo, sia lo stesso con l'amore.

E dato che parliamo d'amore, perché non ributtarci sulla Carey?
Oggi sono riuscito, finalmente, ad andare dalla Feltrinelli e a prendere l'ultima uscita, dopo aver riletto tutti i libri precedenti della saga di Imriel. Ho inoltre trovato, con mia sorpresa, e comprato il libro di Sanderson che nominavo nel post precedente, La Via dei Re. Credo che in originale fosse "The Way of Kings".
In effetti dal retro copertina sembra davvero interessante e tra l'altro pare utilizzi un espediente narrativo simile a quello così largamente usato da Erikson, ossia quello di raccontare la storia in modo diretto, crudo e molteplice per mezzo di svariati personaggi che, almeno inizialmente, non hanno niente a che fare gli uni con gli altri. Sono sempre più curioso.
Credo però che inizierò prima con Jacqueline Carey, finché rimane vivida la rilettura.
Sempre alla Feltrinelli ho anche trovato la nuova uscita di Martin. Ahimè, dovrà aspettare.
Sono davvero impaziente di capire come va a finire ma ho così tanto da leggere!
Inoltre, è in un formato troppo diverso dall'edizione economica dei precedenti e stonerebbe.
E poi, non ricordo granché degli altri. Ormai saranno passati due anni dall'ultima volta che lessi un suo libro.
Ed essendo abbastanza complessi come trame e personaggi conviene che li rilegga. Ma ci metterò un secolo a farlo, dato che sono lunghi e molto fitti. Hanno tante descrizioni e dettagli a cui stare attenti.
Sono libri che vanno centellinati ma quel che si legge va seguito con grande attenzione, altrimenti ci si perde buona parte della grandezza di quella che è, a mio parere, una magnifica saga.

Be', questa era la seconda parte delle riflessioni di queste ultime settimane. Non so cosa riserverà il futuro, ma non ho grossi rimpianti e tutto sommato è stato un buon 2011.
Sicuramente il 2012 potrà essere migliore e chissà... magari portare qualche sorpresa gradita o sgradita.
Ma ho come l'impressione che saprò affrontare quei momenti con un'altra serenità che, per buona parte di quest'anno, non ho del tutto avuto.
Spero che sia così.




















sabato 17 dicembre 2011

Ancora libri

Rieccoci qui.
Come in altri casi (non dirò quali, per capriccio), mi trovo a scrivere dopo aver terminato un bel libro. E a chiudere precedenti questioni; spero di ricordarle tutte.

Riprendiamo Sanderson.... Dunque. Credo che in definitiva meriti di essere annoverato tra i miei migliori autori del fantasy. In realtà sono convinto che possa creare qualcosa di ancora più grande.
Del resto l'ambientazione di Mistborn non è così complessa come altre e nemmeno comparabile in termini di grandezza. Ora, non ho la voglia di analizzare libro per libro né ho la memoria necessaria ma ciò che mi ha colpito di più della saga è stata l'idea dell'allomanzia in generale, di come si è evoluta nei libri seguenti e il collegamento (o meglio, l'origine) che ha con il divino.
L'unica cosa che mi ha lasciato un po' confuso è stata nel finale dell'ultimo libro, quando i due protagonisti giungono all'ora fatale (parola dai vari significati, specialmente in questo caso) e ne esce fuori un personaggio che, sebbene fosse importante per la storia, non era certo chi il lettore si aspettava che diventasse; o sarebbe meglio dire "cosa", forse. Ecco, quella parte è davvero singolare e non sono sicuro di averla capita del tutto, intendo personalmente ma anche dal punto di vista dello scrittore.
Comunque è stata una gran bella storia con un finale davvero degno di tanti altri grandi autori. E soprattutto ha qualcosa di ironico circa la condizione umana; ma anche sulla religione e le sue, in fondo, vere divinità (o forse sarebbe meglio dire vera). Chi l'ha letta capirà cosa intendo.
Riguardo i personaggi, li ho trovati davvero fantastici e per una volta non ho avuto nulla da obbiettare sulla scelta di un protagonista femminile. Non che abbia pregiudizi di sesso ma di solito le letture che avevano delle protagoniste non mi avevano soddisfatto completamente, eccezion fatta per la Carey, della quale tra l'altro ho appena finito di rileggere un libro (quello di cui accennavo sopra).
Divagazioni a parte, sono rimasto davvero soddisfatto dell'autore e per di più so che ha pubblicato di recente il suo ultimo libro, che apre una pentalogia (se non sbaglio) del tutto nuova e ambientata in un mondo completamente differente. Secondo FM il libro merita tantissimo tant'è che ha ricevuto il voto massimo.
Staremo a vedere. Obbiettivamente sono un po' scettico sul fatto che Sanderson saprà trovare idee tanto azzeccate quanto brillanti come in Mistborn.
Con questo direi chiusa la parentesi Sanderson, a meno di successive riletture (che avverranno sicuramente) o di traduzioni dei suoi prossimi romanzi.
Attendo anche con ansia il prossimo volume della Ruota del Tempo, dato che l'ultimo si era chiuso in un punto davvero straordinario e cruciale per Rand.

Giacché l'abbiamo nominata, mi sembra doveroso fare alcune considerazioni su Jacqueline Carey, molto discussa scrittrice fantasy. Perché è sempre di fantasy che si parla, a suo modo.
Lo stile, o meglio, il suo mondo e il suo modo di raccontare i fatti sono ricchi di sensualità e di erotismo e spesso è da questi punti fermi presenti in tutti i suoi romanzi che partono le critiche.
In realtà, a me le scene di sesso non disturbano affatto, non nel modo in cui vengono presentate dalla Carey e nel più grande contesto in cui sono poste. Evitando la stupida maliziosità che questo argomento potrebbe suscitare, trovo che l'autrice porti un'idea dell'amore al contempo felice e tragica, mortale e divina, creatrice e allo stesso tempo distruttrice; e in una certa parte direi anche utopica o comunque irrealizzabile nella società in cui viviamo e per la nostra condizione umana.
Questa idea in effetti, per quanto sia bella e apprezzabile, è per gran parte ideale perché parte dal presupposto che, bene o male, tutti gli esseri umani siano belli.
O che comunque ciascuno di noi abbia qualcosa di straordinariamente bello, possa essere anche la voce o la stessa semplicità d'animo. A conti fatti, e lo dice anche l'autrice tramite i suoi protagonisti, "anche un contadino angeline possiede una certa bellezza che tanti mortali non hanno."
Stiamo quindi parlando di una stirpe umana che ha origine da alcuni dei, a loro volta figli di divinità più antiche. Stiamo parlando di Elua e dei suoi Compagni.
Discendendo da questi dei, gli angeline (così vengono chiamati) hanno conservato parte della bellezza divina ed essa viene continuamente trasmessa alle generazioni successive.
Grazie, potrebbe dire qualcuno. Allora si che sarebbe diverso.
Se fossimo tutti belli credo che il mondo andrebbe diversamente. Non so dire come, ma ne sono sicuro.
In ogni caso, Jacqueline Carey rimane per me un'ottima autrice, particolare e affascinante.
Anche perché poi i passaggi erotici non sono gratuiti, nel senso che hanno una funzione precisa per la storia o per la crescita del protagonista. Non avvengono così a caso per attirare il lettore, o la lettrice.
E tralasciando questo lato un po' "scandalistico" rimangono tante cose apprezzabili: una trama bellissima, lunga e coinvolgente; protagonisti (sono tanti) e personaggi ben fatti e davvero credibili, profondi; un mondo  fantastico ma che allo stesso tempo prende origine dal nostro, reinventandolo e ricostruendolo sotto altri aspetti e punti di vista e prendendo allo stesso tempo dettagli eruditi che derivano dalla nostra storia.
Ecco, forse lo scoglio più duro è stato quello di accettare proprio questo. Persino la religione è un po' "scopiazzata" da quella ebraica, ebrea ed europea. Bisogna vedere oltre questi "plagi", che del resto sono così evidenti che si giustificano da soli.
È stata una scelta precisa dell'autrice quella di partire dal nostro mondo e riconformarlo in chiave fantastica.
Perciò lo sforzo che si deve fare consiste nell'evitare di considerare blasfemia quello che all'inizio ci viene presentato. Questo, a parer mio, è il rischio che si corre leggendo i suoi libri.

Basta, la chiudo qui sul tema della lettura. Non vorrei riempire il blog di soli commenti ai libri. Serve anche ad altro. E come ho scritto qualche giorno fa ho tanto altre cose da dire ma... non vorrei buttarle in un unico post. Meritano un loro spazio a parte.
Quando le avrò riordinate spenderò un bel po' di tempo a considerarle e a commentarle... Ma non sarà oggi.

martedì 13 dicembre 2011

Ah... temo di essermi perso di nuovo. Dopotutto un messaggio stiracchiato al mese è troppo poco.
Meglio tardi che mai, comunque.
Ah... quante cose stanno capitando. Questo è uno strano periodo. Devo trovare la concentrazione per riflettere su quanto sta accadendo (fuori e dentro di me) e riprendere le vecchie questioni in sospeso. Per adesso mi limito a condividere un attimo fuggevole di gioia aliena.


Ah... devo trovare la voglia di andare avanti. Se fosse per me mi perderei tra le frivolezze che ci condannano alla nullafancentia così comune a quest'epoca.  

sabato 12 novembre 2011

Dannazione!
Questo mi viene in mente quando ripenso a Inheritance, l'ultimo libro del Ciclo dell'Eredità di C. Paolini.
L'ho finito pochi minuti fa...
Sono rimasto veramente colpito: il libro, come al solito, mi ha preso forse troppo. E si da il caso che l'autore sopracitato sia uno di quelli che reputo più bravi a far coinvolgere nella lettura le emozioni del lettore.
O magari solo le mie.
Questa volta però ha un po' esagerato...
Che dire. Inheritance è un grandissimo, fottutisimo capolavoro. Il miglior libro, a mio parere, che Paolini abbia mai scritto. E credo che lo stesso autore ne sia convinto. Ma cavoli... il finale ragazzo mio. Il dannatissimo finale!
Se c'era una cosa, dico l'unica vera cosa che più di tutte le altre mi struggeva e mi sconquassava fin nell'anima era la relazione tra Eragon e Arya (i quali, in fin dei conti, Roran escluso, erano i veri protagonisti di questo quarto libro). E come mi aspettavo la storia finisce tragicamente. Non come uno si potrebbe immaginare, forse persino peggio! E per di più per un cazzo di motivo che nemmeno esiste!
Se non una "banale" convinzione del protagonista che nasce dal presagio di Angela, l'indovina, avvenuto tempo fa nel primo libro.
Ma perché? mi chiedo con angoscia. Non è giusto che finisca così, per di più senza spiegare come mai la separazione sia definitiva. Per sempre. Eterna. Tanto valeva che morisse, anzi forse sarebbe stato meglio.
In fin dei conti gli Eldunarì con qualche aiuto avrebbero potuto tranquillamente provvedere alla rinascita dei Cavalieri.
Questa relazione di cui parlo è sempre stata quella rara scintilla che fa di un libro, o una Saga, qualcosa di più di quanto è in realtà. Era qualcosa di affascinante, di esotico. Era il diamante del Ciclo dell'Eredità.
In quasi nessun altro romanzo ho trovato una storia d'amore così particolare, strana e travagliata.
Oh, ne ho lette di memorabili. Ed è inutile nascondere il lato patetico del fantasy: c'è sempre una storia d'amore, che piaccia o no. In questo Paolini non fa eccezione. Non che sia innovativo del resto.
Ma proprio non mi è andata giù per come è finita. Non mi sembra giustificabile da un punto di vista prettamente narrativo, figuriamoci su quello personale. Non ha senso. Almeno spiega il motivo!
Il lettore si sente tradito... bisogna stare attenti a giocare con le emozioni degli altri. Può sembrare infinitamente stupido come commento ma non so cosa farci. Ed è esattamente come mi sento io: tradito.
Spesso ho visto bistrattamenti simili anche in altri libri. La vita è già abbastanza angosciante senza che ci sia bisogno di altra sofferenza gratuita. Va bene le guerre e le morti durate un preciso svolgersi della trama (cosa che avrei accettato molto di più e ben più realistica), del resto fanno parte di qualsiasi altro libro o racconto: non avrebbe senso leggere se li si ripudia.
Ma così non ne capisco il fine, il messaggio che vuole inviare Paolini ai lettori con quanto succede alla fine per me è incoerente. Non esiste un senso a questo. Almeno avrebbe dovuto dare un indizio in caso volesse riprendere la storia. Qualcosa su cui aggrapparsi.
Niente...
E allora che vada al diavolo. Non credo che rileggerò mai più i suoi libri. Finisce troppo male la storia.
Oh, Inheritance è un bel libro, è stupendo. Su questo non c'è dubbio. Ma è crudele, è agrodolce.
Perché dovrei rileggere qualcosa che mi fa sentire male? Va contro ogni istinto umano. Mi piacerebbe parlare con l'autore su questo. Io davvero non capisco perché sia finito così. Forse è un mio difetto, non comprendo qualcosa, ma onestamente proprio non ci arrivo.
Ero troppo affezionato forse a questo misterioso legame.
Mi dispiace che sia finito, come è giusto che sia, ma così è davvero troppo. Qualcuno dovrebbe dirglielo.
Forse col tempo (anzi, sicuramente) rileggerò quanto scritto e mi farò beffe di me stesso. Riconsidererò tutto quanto sotto un'altra luce e capirò cose che ora mi sfuggono, accompagnate da una sorda ma lontana tristezza, anziché l'angoscia che sento ora. Ma le cose che contano, caro mio autore, è quello che prova il lettore mentre legge e poco dopo la fine del libro.
Perciò rimango dell'idea che difficilmente riprenderò in mano il Ciclo dell'Eredità. Soffrirei di nuovo e non so se ne varrà la pena.
Forse (e lo dico a malincuore) alla fine posso capire cosa intenda suggerire con quanto succede nelle ultime tragiche pagine finali ma... adesso non sono in grado di digerirlo.

Una cosa simile è accaduta anche nell'ultimo libro della trilogia Mistborn (si, l'ho finita) ma per motivi e circostanze del tutto diverse e a mio parere molto più lecite.
Mi dispiace mettere da parte l'ultimo lavoro di Sanderson ma lo riprenderò quando sarò in grado di giudicarlo appieno, ossia quando mi sarà passata la tristezza post-Inheritance...

Per il momento spero che mi passi alla svelta. Credo che dirò qualcosa di più anche circa l'evoluzione della trama dello stesso ultimo libro dell'Eredità, tralasciando appositamente la fine.
Beh, come dissi qualche tempo fa: il tempo cura molte cose.







domenica 16 ottobre 2011

Se c'è una cosa che mi ha sempre infastidito, be', quella è sicuramente il tempo. Non si ferma mai.
"Ma dai", potrebbe dire qualcuno. Si, suona un po' banale ma a volte l'inesorabilità con cui scorre è... scoraggiante: non pensavo che ci impiegassi un mese a scrivere il post successivo. Del resto sono successe un bel po' di cose.
Chimica a quanto pare non l'ho passato... E dico così perché quell'idiota del prof non ha messo il voto online.
Non avendo voglia di mandargli una mail resterò sempre nel dubbio ma sentendo la correzione da altri, bocciati, dubito che abbia preso la sufficienza. E sinceramente non me ne frega nulla, né di lui né della sua materia, che non blocca e non ci serve a niente.
Informatica è andata bene, relativamente. Subito ho provato una bella sensazione dato che ho abbattuto la mistica barriera del venti che prima appariva insormontabile... Un po' come quegli ostacoli astratti che, per sfortuna o per coincidenze strane, diventano delle specie di maledizioni.
Sicuramente mi sono levato un gran peso e ho dato un senso a quello poco che ho fatto l'anno scorso. Tutto sommato mi sta anche bene, considerando l'impegno messo. Dopo però, specialmente quando sono rincominciate le lezioni, non mi è parso nulla per cui andare tanto orgogliosi. Così capita spesso. E, toh, come al solito è colpa del tempo.

Eh si, l'anno è ripartito. Come prima impressione le nuove materie mi piacciono di più rispetto a quelle dell'anno scorso. Finalmente sono molto più caratterizzanti, nulla a che vedere con quella roba di cultura generale che ti spiattellano al liceo. L'unico problema è che sarà dura, molto dura. A quanto dicono il secondo a ingegneria è l'anno più difficile. Poco male, ci si leva subito il peso più grosso. Devo ancora trovare però la forza di riguardarmi gli appunti quando torno a casa, mezzo rincoglionito. In tre settimane avrò già scritto come minimo un centinaio di pagine e dovrei rivedermele. Ci riproverò questa settimana...

Altro evento degno di nota è che l'estate ormai è finita, ahimè. Mi mancherà. È sicuramente la mia stagione preferita. In realtà ognuna di esse porta con sé qualcosa di buono ma in generale l'estate è quella che preferisco. (Anche se leggere d'inverno rimane uno dei miei passatempi preferiti, specialmente davanti al camino acceso quando fuori fa freddo, o magari nevica. O magari andare a sciare... ma sto divagando).

Purtroppo il cambio di stagione non mi ha chiarito le idee di cosa voglia fare della mia ormai sbiadita eredità di musicista... Il tempo ce l'avrei, probabilmente. Se mi concentrassi sulla musica, sulla lettura e ovviamente sullo studio credo di farcela ma... ha davvero senso costringersi a portare avanti quello che prima era una passione?
Quando però ci penso mi sembra quasi di buttare al vento un'opportunità che la vita mi ha concesso.
Non tanto a livello economico quanto per me stesso. Come cultura, come formazione generale. Suonare uno strumento, nel mio caso la chitarra, ti dà qualcosa che gli altri non hanno. Una sorta di acutezza, di... qualcosa che ti affina. Penso che valga per qualunque tipo di arte o passione seria. Un tempo la mia lo era ma in pratica, forse, non lo è mai stata. Spesso credo che avessi solo bisogno di uno sfogo creativo. Un po' come questo blog del resto. Mica tutti si prendono la briga di scrivere e di conversare con i codici html. Per ora mi hanno accolto con un solidale silenzio.

Per quanto riguarda la lettura invece, ho iniziato da poco più di una settimana la trilogia "Mistborn", di Brandon Sanderson, colui che sta anche completando gli ultimi grandiosi passi della saga (che inizialmente era di Robert Jordan, prima della sua dolorosa dipartita) "La Ruota del Tempo", forse la più magnifica ed epica nel genere fantasy.
Be', devo ammettere che questo Sanderson è davvero bravo. Non mi ha colpito come Rothfuss, lo ammetto. Rimane ancora la migliore lettura di quest'anno. Però il primo libro, L'Ultimo Impero, mi è piaciuto moltissimo. E pensare che all'inizio lo trovavo noioso... Forse ero ancora troppo attaccato al Nome del Vento. O forse ormai l'inizio dei fantasy, anche dei migliori, mi sembra sempre lo stesso.
Comunque, dopo averlo finito mi sono subito fiondato in libreria per prendere il secondo, Il Pozzo dell'Ascensione, un bel tomone di ottocento pagine. Il precedente ne aveva un po' meno, circa settecento.
Comunque, la valutazione finale su Sanderson me la terrò per me fin quando non avrò completato la trilogia.
Per adesso si sta rivelando un ottimo autore per il quale spendo volentieri i miei soldi, considerando quanto costino oggi i libri...




domenica 18 settembre 2011

Domani sarà la resa dei conti. Oggi è l'ultimo maledettissimo giorno di studio. 
Ieri è stato quasi traumatico, ho sfiorato le otto ore tra mattina, pomeriggio e sera. Perlomeno l'argomento mi piace (c++ e calcolatori) e il professore è tra i pochi che mi stanno simpatici. 
Comunque vada mi sarò liberato di un peso che da un mese continua a rodermi lo stomaco.
Purtroppo le lezioni riprenderanno il 26 settembre... sigh. Avrò appena una settimana di "nullafancentia".
Ma non vedo l'ora che sia domattina. Non vedo l'ora di essere in libreria e avere come unico problema la scelta di un libro. Poi dopo penso che passerò da mediaworld o da gamestop e mi prenderò un gioco per la ps3. Si.
Ho intenzione di mandare tutti in Azerbaijan e farmi i cazzi miei. 
In realtà non sono uno fissato coi videogiochi e non ho tendenze "nerd" (oddio, ogni tanto forse...). Ma nei rarissimi casi in cui esce un titolo interessante ci faccio un pensierino.
E probabilmente lo comprerò più per ribellione al periodo di studio forzato che per altro. Spesso va a finire che  per due, tre, quattro giorni, a volte anche una settimana, non faccio altro che starci incollato e poi per mesi lascio la console a prendere la polvere.
Per quanto riguarda i libri invece, beh è tutta un'altra storia. Ci sono fissato. Non posso passare un mese senza leggere qualcosa e può essere qualsiasi cosa, basta che sia un libro. Di qualunque tipo/argomento, anche se tendenzialmente compro romanzi legati al fantasy. Ma questo mi pareva di averlo già detto.

Oggi è una giornata buia e umida. Spero che piova il prima possibile, aiuta molto nel gran finale.  
Purtroppo essendo così vicino alla costa è più difficile che ciò accada... la toscana non è proprio nota per le sue piogge estive.
Dovrei continuare, è ancora presto... ma non ce la faccio, riprenderò nel pomeriggio. Non ho voglia e non credo che sarebbe utile ripetere in questo stato mentale. 
Preferisco far vagare la mente senza soffermarmi su nulla in particolare. E per questo c'è una cosa meravigliosa, l'ideale per qualcuno che vuole fluttuare nel vuoto più totale come...





erllvnflnflòtòkytopkenvienippqlkepijfo3u3r8yhoiwqdoewfuwoioàqod.......----


giovedì 15 settembre 2011


Dio benedica chi me l'ha passato!!! Chi era? : O... anyway, questo video mi ricorda certe cose fatte prima della maturità...quelle classiche leggende studentesche che se non tocchi almeno cento culi, cento tette o che se non ricevi 850495849 baci (di ragazze ovviamente) ti andrà male l'esame. Quanti bei ricordi :)
Ovviamente io ci ho provato... ma dopo un po' quando trovi quella che non sta al gioco... sono guai!



Veramente spettacolare, lo stimo troppo quest'uomo.
Mi fa andare a dormire col sorriso. Purtroppo domani esame, l'ultimo finalmente!

La fine e l'inizio

Yaaawn... che sonno. Oggi avrei dormito altre quattro ore e invece mi sono alzato all'alba delle 9.00
Se qualche impiegato mi sentisse probabilmente mi manderebbe a quel paese, e avrebbe anche ragione.
Comunque questo è un periodo stressante che lascia poco spazio ad altre riflessioni. Penso che sia già stato un miracolo esser riuscito ad aprire il blog.
L'unica nota positiva è che finalmente questo cavolo di periodo d'esami sta giungendo al termine. Non ne posso più. Domani ultimo test e poi... vacanza per una settimana! Poi rincominceranno le lezioni ma la cosa non mi turba affatto. Avrò comunque un po' di tempo libero, è stressante non averlo.
In questi casi la mia medicina mattutina è una cosa del genere:



Questi sono i Days of the New, non molto conosciuti nel panorama post-grunge/alternative rock.

E poi, be', mettiamo qualcosa di più moderno che si avvicina a un sano folk:


Qualunque cosa accada, canzoni come queste mi danno la forza di affrontare qualunque cosa.
L'unico problema è che mentre studio devo lasciarle andare, altrimenti combino disastri. Ma per affrontare il pensiero "devo studiare" sono degli antidolorifici efficacissimi! 


mercoledì 14 settembre 2011

Curiosità e qualche informazione

Certo che è buffo. Ieri ero così soddisfatto di quanto avevo scritto e oggi invece rileggendo tutto quanto mi viene da ridere. Be', come vi dicevo, è colpa delle emozioni. A ogni modo non cancellerò né modificherò alcunché.
Non avrebbe senso farlo, perderebbe di significato quel poco di buono che ho detto ieri sul contesto emotivo.

Dunque passiamo ad altro. Oggi volevo spiegare alcuni significati e curiosità che a qualcuno estraneo al blog potrebbero sembrare errate o semplicemente prive di senso.


1) Perché sidus mane?

"Sidus" è un vocabolo latino non molto usato e significa stella cadente. "Mane" invece, più diffuso, significa mattino.
Come avrete notato ho accostato queste due parole nel dominio lasciandole entrambe al nominativo.
In realtà i latini individuavano la stella del mattino (che era il nome che volevo) con Lucifer, ossia Lucifero.
Anche se lucifer come aggettivo significa "che porta la luce" e Lucifer in realtà è una divinità latina (presa però dai greci che la chiamavano in modo diverso) ai giorni nostri assume significati diversi.
Quindi, dal momento che non voglio passare per un credente di satana o cazzate simili, mi sembrava inopportuno mettere come dominio "lucifer.blogspost". (E in effetti esiste pure (click) anche se mi sembra un po' abbandonato.)

In realtà ho provato a utilizzare i due termini in modo corretto e anche altri sinonimi ma venivano fuori delle schifezze.
Per cui, dato che l'accostamento "sidusmane" mi piace molto non vedo perché non lasciarlo così. Anche se, ripeto, è grammaticalmente sbagliato e non sottintende o sostiene alcuna entità "maligna". 


2) Che significato ha la frase sotto il logo

Sono sicuro che l'avrete notata: "Garbage, a crossroads of nowhere and lost".
Anche la storia di questa frase è, se vogliamo, un po' curiosa. 
"Garbage" generalmente vuol dire spazzatura ma in informatica può anche indicare un tipo di allocazione errata di dati dinamici in memoria. Per renderla più terra terra, è garbage quando creo qualcosa in memoria (nell'heap ad esempio), la perdo e diventa irrecuperabile, irraggiungibile. Ora, per spiegare meglio cosa vuol dire "perdere" dei dati si dovrebbe fare un discorso più tecnico sui puntatori e cose simili ma francamente eviterei, dato che io stesso capisco fino a un certo punto queste cose: ho solo un infarinatura datami dall'università.
Vedetela così. Garbage: una zona irraggiungibile per chiunque, segreta e nascosta in cui ci può essere qualunque cosa. E naturalmente mi sembrava carino riferirlo a blog, perché è così che lo vedo.
Ce ne sono talmente tanti in rete che la probabilità che qualcuno giunga qui è assai remota. Inoltre fa anche riferimento a un luogo mio, personale che decido volontariamente di creare con uno scopo. Un luogo lontano dal caos del web, semplice e familiare. 
E da qui si arriva "a crossroads of nowhere and lost".
Ossia: "un crocevia del nulla e del niente, del nessun dove." Perché di fatto garbage è nessun dove e non è niente allo stesso tempo per chiunque, tranne che per me.

Per quanto riguarda il resto poi, non ho molto altro da dire. Sono ancora alla ricerca di un immagine decente da mettere in alto nella home, quella di ora, QUESTA, non è un granché. 

martedì 13 settembre 2011

Hello world

Eccoci qui finalmente! Il blog è stato aperto :) anche se per ora appare vuoto e desolato.
Be', con il tempo aggiungerò i vari gadget. Questo è il mio primo blog in assoluto. L'unica cosa simile che abbia mai provato a tenere fin'ora è stato un diario. Ma oltre al fatto che scrivere a mano è un po' faticoso, specialmente quando la sera torni a casa stanco, non ci sono gli stessi vantaggi che scrivere al computer. Come ad esempio la possibilità di poter cancellare senza lasciar tracce. Una cosa che, per quanto sembri frivola, non è da poco. Provare per credere.
A ogni modo, la piattaforma mi piace e ormai sono convinto che rimarrò qui.

Non credo che scriverò tutti giorni e ma non è nemmeno detto che per ogni giorno butterò giù un solo messaggio. Quello che principalmente voglio da questo blog è uno spazio in cui lasciar vagare libera la mente su qualunque sciocchezza e, se mi va, di scriverla. Non ha importanza quanti lettori avrò (né se ne avrò).
La cosa importante e che possa scrivere cosa voglio, quando voglio.

Personalmente do grande valore a questi siti meravigliosi che spesso finiscono per diventare dei diari on-line.
Beh, nulla di sorprendente suppongo. Se non sbaglio da qualche parte (forse su wikipedia?) era riportato che il termine "blog" è in realtà un'abbreviazione di "web-log" etc etc.

In ogni caso, non ha importanza che qualcuno legga e che commenti. Chi vuole del resto è libero di farlo.
No. La cosa che conta davvero è lasciare una traccia di certi momenti in cui siamo presi da determinate emozioni o sentimenti. In quei momenti percepiamo la realtà in modi diversi. Alcune cose che sembrano impossibili appaiono emotivamente a portata di mano. Oppure più semplicemente siamo portati a pensare o a fare determinate cose che, normalmente, non faremmo. E si dà il caso che i libri e la musica siano due ottimi esempi di quelli che io chiamo "veicoli emotivi".

Un libro, ad esempio, spesso mi fa sorridere. Mi fa riflettere, può rattristarmi oppure mi spinge a scrivere.
A volte mi capita di sentire quasi una vocazione poetica, come un impulso che mi trascina davanti a un foglio e mi urla "scrivi qualcosa!"
Vi è mai capitato?
Spero di sì.
Si prova una sensazione davvero stupenda, come se poteste descrivere cose impensabili con poche mirate parole che un attimo prima non vi sarebbero mai venute in mente.
Per esempio recentemente ho letto il nuovo libro di Patrick Rothfuss, uno scrittore fantasy sostanzialmente.
Si intitolava La Paura del Saggio, mi è piaciuto tantissimo. Al di là del fatto che è in realtà il secondo volume di una saga (il primo si chiamava Il Nome del Vento, molto bello anch'esso), dopo averlo finito ho provato una fortissima sensazione di struggimento. Come quando, ad esempio, qualcuno di importante vi ha lasciato, o come quando vi risvegliate da un sogno bellissimo o dopo aver visto un film che vi ha commosso nel profondo.
Dopo, quando ritornate alla realtà, la nostalgia vi prende, vi squassa e sentite (almeno io sento) il noto "sfarfallio dello stomaco", ossia quella dolorosa sensazione di vuoto e di sbagliato che c'è dopo che tutto è finito.
E questa è solo la punta dell'iceberg. E la fine di quel libro meraviglioso mi ha spinto a scrivere una sorta di riflessione, che vi riporto qua in fondo, che normalmente ne sono sicuro non sarei riuscito a "comporre" così su due piedi, in un battito di ciglia.
Ora presentandola in questo modo forse la metto in una luce un po' patetica, tuttavia la riscrivo ugualmente, anzi, le riscrivo entrambe, ordinate temporalmente dalla più vecchia (ossia dell'altro ieri) alla più recente (di ieri).

la prima:

"Ogni volta che termini un bel libro, ti senti nostalgico triste e musone.
Un po' come svegliarsi da un bel sogno all'improvviso...
Quando accade, tutte le volte ti rendi conto quanto sia grigia la realtà che ti circonda"


e...


"L'ironia è, forse, la cosa più bella di questa ironica esistenza"


Sono un po' ridicole buttate lì così. E soprattutto lo sono per chi non ha sperimentato quello che intendo.
Spesso frasi del genere, senza un'adeguata eleganza letteraria, appaiono un po' insignificanti. E forse lo sono, in parte. Assomigliano un po' a quei luoghi comuni che spesso si trovano nei link di facebook e che disprezzo la maggior parte delle volte.
Ma se mi sforzo un poco di ricordare la sensazione provata dopo aver finito un quel tomo enorme tutto mi appare assolutamente naturale e denso di significato. C'è da dire anche che la seconda deriva dall'atteggiamento del protagonista, spesso ironico nel dire e nel fare. 
In poche parole sto annoiando degli improbabili lettori. 


L'esempio tuttavia rappresenta la potenza che queste emozioni e sensazioni possono fare. Ed era un esempio banale. Col tempo vi convincerò e magari convincerò anche me stesso delle cazzate che sto scrivendo.


Ora, dal momento che mi ritengo tutt'altro che un poeta, da me usciranno cose da poco ma la cosa mi diverte. 
Tra l'altro, sempre di quel libro mi è venuto in mente uno rapido dibattito tra due personaggi che discutevano di lattughe e altri ortaggi. 
Si avete capito bene, non sono ancora impazzito. Sono solo le undici di sera. Lo riporterò domani, è divertentissimo...