Garbage, a crossroads of nowhere and lost

martedì 13 settembre 2011

Hello world

Eccoci qui finalmente! Il blog è stato aperto :) anche se per ora appare vuoto e desolato.
Be', con il tempo aggiungerò i vari gadget. Questo è il mio primo blog in assoluto. L'unica cosa simile che abbia mai provato a tenere fin'ora è stato un diario. Ma oltre al fatto che scrivere a mano è un po' faticoso, specialmente quando la sera torni a casa stanco, non ci sono gli stessi vantaggi che scrivere al computer. Come ad esempio la possibilità di poter cancellare senza lasciar tracce. Una cosa che, per quanto sembri frivola, non è da poco. Provare per credere.
A ogni modo, la piattaforma mi piace e ormai sono convinto che rimarrò qui.

Non credo che scriverò tutti giorni e ma non è nemmeno detto che per ogni giorno butterò giù un solo messaggio. Quello che principalmente voglio da questo blog è uno spazio in cui lasciar vagare libera la mente su qualunque sciocchezza e, se mi va, di scriverla. Non ha importanza quanti lettori avrò (né se ne avrò).
La cosa importante e che possa scrivere cosa voglio, quando voglio.

Personalmente do grande valore a questi siti meravigliosi che spesso finiscono per diventare dei diari on-line.
Beh, nulla di sorprendente suppongo. Se non sbaglio da qualche parte (forse su wikipedia?) era riportato che il termine "blog" è in realtà un'abbreviazione di "web-log" etc etc.

In ogni caso, non ha importanza che qualcuno legga e che commenti. Chi vuole del resto è libero di farlo.
No. La cosa che conta davvero è lasciare una traccia di certi momenti in cui siamo presi da determinate emozioni o sentimenti. In quei momenti percepiamo la realtà in modi diversi. Alcune cose che sembrano impossibili appaiono emotivamente a portata di mano. Oppure più semplicemente siamo portati a pensare o a fare determinate cose che, normalmente, non faremmo. E si dà il caso che i libri e la musica siano due ottimi esempi di quelli che io chiamo "veicoli emotivi".

Un libro, ad esempio, spesso mi fa sorridere. Mi fa riflettere, può rattristarmi oppure mi spinge a scrivere.
A volte mi capita di sentire quasi una vocazione poetica, come un impulso che mi trascina davanti a un foglio e mi urla "scrivi qualcosa!"
Vi è mai capitato?
Spero di sì.
Si prova una sensazione davvero stupenda, come se poteste descrivere cose impensabili con poche mirate parole che un attimo prima non vi sarebbero mai venute in mente.
Per esempio recentemente ho letto il nuovo libro di Patrick Rothfuss, uno scrittore fantasy sostanzialmente.
Si intitolava La Paura del Saggio, mi è piaciuto tantissimo. Al di là del fatto che è in realtà il secondo volume di una saga (il primo si chiamava Il Nome del Vento, molto bello anch'esso), dopo averlo finito ho provato una fortissima sensazione di struggimento. Come quando, ad esempio, qualcuno di importante vi ha lasciato, o come quando vi risvegliate da un sogno bellissimo o dopo aver visto un film che vi ha commosso nel profondo.
Dopo, quando ritornate alla realtà, la nostalgia vi prende, vi squassa e sentite (almeno io sento) il noto "sfarfallio dello stomaco", ossia quella dolorosa sensazione di vuoto e di sbagliato che c'è dopo che tutto è finito.
E questa è solo la punta dell'iceberg. E la fine di quel libro meraviglioso mi ha spinto a scrivere una sorta di riflessione, che vi riporto qua in fondo, che normalmente ne sono sicuro non sarei riuscito a "comporre" così su due piedi, in un battito di ciglia.
Ora presentandola in questo modo forse la metto in una luce un po' patetica, tuttavia la riscrivo ugualmente, anzi, le riscrivo entrambe, ordinate temporalmente dalla più vecchia (ossia dell'altro ieri) alla più recente (di ieri).

la prima:

"Ogni volta che termini un bel libro, ti senti nostalgico triste e musone.
Un po' come svegliarsi da un bel sogno all'improvviso...
Quando accade, tutte le volte ti rendi conto quanto sia grigia la realtà che ti circonda"


e...


"L'ironia è, forse, la cosa più bella di questa ironica esistenza"


Sono un po' ridicole buttate lì così. E soprattutto lo sono per chi non ha sperimentato quello che intendo.
Spesso frasi del genere, senza un'adeguata eleganza letteraria, appaiono un po' insignificanti. E forse lo sono, in parte. Assomigliano un po' a quei luoghi comuni che spesso si trovano nei link di facebook e che disprezzo la maggior parte delle volte.
Ma se mi sforzo un poco di ricordare la sensazione provata dopo aver finito un quel tomo enorme tutto mi appare assolutamente naturale e denso di significato. C'è da dire anche che la seconda deriva dall'atteggiamento del protagonista, spesso ironico nel dire e nel fare. 
In poche parole sto annoiando degli improbabili lettori. 


L'esempio tuttavia rappresenta la potenza che queste emozioni e sensazioni possono fare. Ed era un esempio banale. Col tempo vi convincerò e magari convincerò anche me stesso delle cazzate che sto scrivendo.


Ora, dal momento che mi ritengo tutt'altro che un poeta, da me usciranno cose da poco ma la cosa mi diverte. 
Tra l'altro, sempre di quel libro mi è venuto in mente uno rapido dibattito tra due personaggi che discutevano di lattughe e altri ortaggi. 
Si avete capito bene, non sono ancora impazzito. Sono solo le undici di sera. Lo riporterò domani, è divertentissimo...





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