Garbage, a crossroads of nowhere and lost

mercoledì 14 settembre 2011

Curiosità e qualche informazione

Certo che è buffo. Ieri ero così soddisfatto di quanto avevo scritto e oggi invece rileggendo tutto quanto mi viene da ridere. Be', come vi dicevo, è colpa delle emozioni. A ogni modo non cancellerò né modificherò alcunché.
Non avrebbe senso farlo, perderebbe di significato quel poco di buono che ho detto ieri sul contesto emotivo.

Dunque passiamo ad altro. Oggi volevo spiegare alcuni significati e curiosità che a qualcuno estraneo al blog potrebbero sembrare errate o semplicemente prive di senso.


1) Perché sidus mane?

"Sidus" è un vocabolo latino non molto usato e significa stella cadente. "Mane" invece, più diffuso, significa mattino.
Come avrete notato ho accostato queste due parole nel dominio lasciandole entrambe al nominativo.
In realtà i latini individuavano la stella del mattino (che era il nome che volevo) con Lucifer, ossia Lucifero.
Anche se lucifer come aggettivo significa "che porta la luce" e Lucifer in realtà è una divinità latina (presa però dai greci che la chiamavano in modo diverso) ai giorni nostri assume significati diversi.
Quindi, dal momento che non voglio passare per un credente di satana o cazzate simili, mi sembrava inopportuno mettere come dominio "lucifer.blogspost". (E in effetti esiste pure (click) anche se mi sembra un po' abbandonato.)

In realtà ho provato a utilizzare i due termini in modo corretto e anche altri sinonimi ma venivano fuori delle schifezze.
Per cui, dato che l'accostamento "sidusmane" mi piace molto non vedo perché non lasciarlo così. Anche se, ripeto, è grammaticalmente sbagliato e non sottintende o sostiene alcuna entità "maligna". 


2) Che significato ha la frase sotto il logo

Sono sicuro che l'avrete notata: "Garbage, a crossroads of nowhere and lost".
Anche la storia di questa frase è, se vogliamo, un po' curiosa. 
"Garbage" generalmente vuol dire spazzatura ma in informatica può anche indicare un tipo di allocazione errata di dati dinamici in memoria. Per renderla più terra terra, è garbage quando creo qualcosa in memoria (nell'heap ad esempio), la perdo e diventa irrecuperabile, irraggiungibile. Ora, per spiegare meglio cosa vuol dire "perdere" dei dati si dovrebbe fare un discorso più tecnico sui puntatori e cose simili ma francamente eviterei, dato che io stesso capisco fino a un certo punto queste cose: ho solo un infarinatura datami dall'università.
Vedetela così. Garbage: una zona irraggiungibile per chiunque, segreta e nascosta in cui ci può essere qualunque cosa. E naturalmente mi sembrava carino riferirlo a blog, perché è così che lo vedo.
Ce ne sono talmente tanti in rete che la probabilità che qualcuno giunga qui è assai remota. Inoltre fa anche riferimento a un luogo mio, personale che decido volontariamente di creare con uno scopo. Un luogo lontano dal caos del web, semplice e familiare. 
E da qui si arriva "a crossroads of nowhere and lost".
Ossia: "un crocevia del nulla e del niente, del nessun dove." Perché di fatto garbage è nessun dove e non è niente allo stesso tempo per chiunque, tranne che per me.

Per quanto riguarda il resto poi, non ho molto altro da dire. Sono ancora alla ricerca di un immagine decente da mettere in alto nella home, quella di ora, QUESTA, non è un granché. 


Infine, come ieri avevo promesso riporto qui il dialogo de La Paura del Saggio. Il primo, il protagonista, si chiama Kvothe. Il secondo è una ragazza abbastanza strana, direi, e si chiama Auri.


[...] Auri balzò giù dal camino e saltellò dov'ero io, con i capelli che le svolazzavano dietro. 
<<Ciao Kvothe.>> Fece un mezzo passo indietro. <<Tu puzzi.>>
Le risposi con il mio miglior sorriso. <<Ciao Auri>> dissi. <<Tu odori come una ragazzina graziosa.>>
<<È così>> convenne lei allegramente.
Fece un piccolo passo di lato, poi di nuovo in avanti, muovendosi leggiadra sui talloni dei suoi piedi nudi. <<Cos'hai portato per me?>> chiese lei.
<<Cos'hai portato per me?>> ribattei io.
Lei sorrise. <<Ho una mela che pensa di essere una pera>> disse, tenendola in alto. <<E una focaccia che pensa di essere un gatto. E una lattuga che pensa di essere una lattuga.>>
<<È una lattuga intelligente, allora.>>

<<Non direi>> replicò lei con uno sbuffo delicato. <<Perché mai qualcosa di intelligente penserebbe di essere una lattuga?>>
<<Anche se fosse una lattuga?>> chiesi io.
<<A maggior ragione>> disse lei. 
<<È già brutto essere una lattuga. Quanto è orrendo pensare di esserlo anche?>> scosse il capo tristemente...
[...]

Be' che dire, meno male che esistono libri simili. 
Mi fanno star bene. 
Un po' come questa...















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