Garbage, a crossroads of nowhere and lost

sabato 12 novembre 2011

Dannazione!
Questo mi viene in mente quando ripenso a Inheritance, l'ultimo libro del Ciclo dell'Eredità di C. Paolini.
L'ho finito pochi minuti fa...
Sono rimasto veramente colpito: il libro, come al solito, mi ha preso forse troppo. E si da il caso che l'autore sopracitato sia uno di quelli che reputo più bravi a far coinvolgere nella lettura le emozioni del lettore.
O magari solo le mie.
Questa volta però ha un po' esagerato...
Che dire. Inheritance è un grandissimo, fottutisimo capolavoro. Il miglior libro, a mio parere, che Paolini abbia mai scritto. E credo che lo stesso autore ne sia convinto. Ma cavoli... il finale ragazzo mio. Il dannatissimo finale!
Se c'era una cosa, dico l'unica vera cosa che più di tutte le altre mi struggeva e mi sconquassava fin nell'anima era la relazione tra Eragon e Arya (i quali, in fin dei conti, Roran escluso, erano i veri protagonisti di questo quarto libro). E come mi aspettavo la storia finisce tragicamente. Non come uno si potrebbe immaginare, forse persino peggio! E per di più per un cazzo di motivo che nemmeno esiste!
Se non una "banale" convinzione del protagonista che nasce dal presagio di Angela, l'indovina, avvenuto tempo fa nel primo libro.
Ma perché? mi chiedo con angoscia. Non è giusto che finisca così, per di più senza spiegare come mai la separazione sia definitiva. Per sempre. Eterna. Tanto valeva che morisse, anzi forse sarebbe stato meglio.
In fin dei conti gli Eldunarì con qualche aiuto avrebbero potuto tranquillamente provvedere alla rinascita dei Cavalieri.
Questa relazione di cui parlo è sempre stata quella rara scintilla che fa di un libro, o una Saga, qualcosa di più di quanto è in realtà. Era qualcosa di affascinante, di esotico. Era il diamante del Ciclo dell'Eredità.
In quasi nessun altro romanzo ho trovato una storia d'amore così particolare, strana e travagliata.
Oh, ne ho lette di memorabili. Ed è inutile nascondere il lato patetico del fantasy: c'è sempre una storia d'amore, che piaccia o no. In questo Paolini non fa eccezione. Non che sia innovativo del resto.
Ma proprio non mi è andata giù per come è finita. Non mi sembra giustificabile da un punto di vista prettamente narrativo, figuriamoci su quello personale. Non ha senso. Almeno spiega il motivo!
Il lettore si sente tradito... bisogna stare attenti a giocare con le emozioni degli altri. Può sembrare infinitamente stupido come commento ma non so cosa farci. Ed è esattamente come mi sento io: tradito.
Spesso ho visto bistrattamenti simili anche in altri libri. La vita è già abbastanza angosciante senza che ci sia bisogno di altra sofferenza gratuita. Va bene le guerre e le morti durate un preciso svolgersi della trama (cosa che avrei accettato molto di più e ben più realistica), del resto fanno parte di qualsiasi altro libro o racconto: non avrebbe senso leggere se li si ripudia.
Ma così non ne capisco il fine, il messaggio che vuole inviare Paolini ai lettori con quanto succede alla fine per me è incoerente. Non esiste un senso a questo. Almeno avrebbe dovuto dare un indizio in caso volesse riprendere la storia. Qualcosa su cui aggrapparsi.
Niente...
E allora che vada al diavolo. Non credo che rileggerò mai più i suoi libri. Finisce troppo male la storia.
Oh, Inheritance è un bel libro, è stupendo. Su questo non c'è dubbio. Ma è crudele, è agrodolce.
Perché dovrei rileggere qualcosa che mi fa sentire male? Va contro ogni istinto umano. Mi piacerebbe parlare con l'autore su questo. Io davvero non capisco perché sia finito così. Forse è un mio difetto, non comprendo qualcosa, ma onestamente proprio non ci arrivo.
Ero troppo affezionato forse a questo misterioso legame.
Mi dispiace che sia finito, come è giusto che sia, ma così è davvero troppo. Qualcuno dovrebbe dirglielo.
Forse col tempo (anzi, sicuramente) rileggerò quanto scritto e mi farò beffe di me stesso. Riconsidererò tutto quanto sotto un'altra luce e capirò cose che ora mi sfuggono, accompagnate da una sorda ma lontana tristezza, anziché l'angoscia che sento ora. Ma le cose che contano, caro mio autore, è quello che prova il lettore mentre legge e poco dopo la fine del libro.
Perciò rimango dell'idea che difficilmente riprenderò in mano il Ciclo dell'Eredità. Soffrirei di nuovo e non so se ne varrà la pena.
Forse (e lo dico a malincuore) alla fine posso capire cosa intenda suggerire con quanto succede nelle ultime tragiche pagine finali ma... adesso non sono in grado di digerirlo.

Una cosa simile è accaduta anche nell'ultimo libro della trilogia Mistborn (si, l'ho finita) ma per motivi e circostanze del tutto diverse e a mio parere molto più lecite.
Mi dispiace mettere da parte l'ultimo lavoro di Sanderson ma lo riprenderò quando sarò in grado di giudicarlo appieno, ossia quando mi sarà passata la tristezza post-Inheritance...

Per il momento spero che mi passi alla svelta. Credo che dirò qualcosa di più anche circa l'evoluzione della trama dello stesso ultimo libro dell'Eredità, tralasciando appositamente la fine.
Beh, come dissi qualche tempo fa: il tempo cura molte cose.